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Nautilus
18 Maggio 2011 - Vicina l'Ora della Verità?


Sono passati due mesi esatti dalla nostra ultima chiacchierata; nel frattempo si sono avvicendati tanti fatti, ma i mercati sono quasi sempre lì o sembrano ancora attendere qualcosa…
Riprendendo poi una sua famosa intervista del 6 ottobre 2009


Oh no, ancora quella famigerata!...
… Famigerata ovviamente per l’uso improprio che se ne fece!


Beh, personalmente ne vorrei sempre avere di previsioni così precise e dettagliate!...
Le dicevo, riprendendo quella intervista, mi sono accorto (me lo ero segnato, in verità) che siamo arrivati al periodo (maggio 2011) in cui Lei segnalava per possibile un esaurimento del trend rialzista in essere sullo S&P500.
Da un anno e mezzo fa a oggi, è cambiata questa sua view?



No, o meglio è mutata molto poco.
L’odore di massimi resta ancora, ma molto più in lontananza.
E molte risposte le avrei soprattutto se l’indice USA andasse anche di un solo punto sopra i suoi precedenti massimi ovvero mi segnasse in chiusura almeno un 1.566.
Al tempo stesso e con la stessa lontananza, per converso, si odono piccoli scricchiolii, timidi segnali di appannamento che il mercato sta mandando al popolo degli investitori, quasi a dire:
«Io ti avviso, poi fai tu!».
Un segnale importante è per esempio quello che sta arrivando dal comportamento del CRB Index, ora a 330 punti circa, ma che sotto 305 potrebbe peggiorare il suo aspetto.
Per il resto, come forse le accennavo già nella nostra precedente chiacchierata di marzo, le mie Fibonacci Waves hanno permesso di meglio identificare per l’ultima settimana di giugno/prima settimana di luglio un possibile e forte set-up a cui è affidato il prossimo destino del mercato.
Indubbiamente il fatto che oggi, a maggio del 2011, l’indice americano sia ancora e “soltanto” intorno ai 1.340 punti qualche lecito dubbio lo può sollevare.
È in palese “ritardo” sulla sua tabella di marcia che lo vorrebbe invece almeno sopra ai 1.435 punti e dunque tra questo stesso livello e tra 1.510 punti.
Dopo la lunga corsa – peraltro mai in evidente accelerazione – compiuta tra la fine d’agosto dell’anno scorso e il febbraio di questo, è stata la correzione di marzo a provocare questa “interruzione”, questo ritardo, ritardo che poi poteva essere colmato ad aprile, col tentativo a quota 1.370, poi invece risoltosi per ora infelicemente e con un apparente bull-trap.


Dunque la situazione tecnica potrebbe essersi compromessa?

Se intende “irrimediabilmente compromessa”, la risposta sarà un “no” secco... o quasi!
Se intende invece “parzialmente compromessa”, le posso rispondere in questo senso: mentre prima l’operatività rialzista era davvero a basso rischio, ora la stessa è divenuta sicuramente più pericolosa e le possibilità d’incappare in un’inversione improvvisa più elevate.
Badi bene, tuttavia:
“Rischio” non equivale a “ Certezza”.
Dunque la stessa inversione violenta potrebbe non manifestarsi in alcun modo, ma al tempo stesso occorre essere consapevoli dell’accresciuta rischiosità del mercato.
Rischio che rimarrà tangibile almeno finché non si andrà nuovamente al di sopra dei 1.355 punti e, poi, immediatamente a seguire, dei 1.370, ma lo spazio verso i 1.435 non sarebbe poi così molto, se e una volta oltrepassata quota 1.370.
Tanto vale attendere il test sui 1.435!
Lo scenario invece diverrebbe sicuramente più cupo nell’area 1.275/1.225.
Tornassimo lì in mezzo entreremmo in un labirinto di Minosse, in un vero e proprio ginepraio.


Può specificare a cosa si riferisce con quest’ultima affermazione?

Che si andrebbe verso lo scenario che più mi preoccupa per il medio/lungo periodo ed è quello che si vedrà qui per terzo e per ultimo.

Infatti se quota 1.225 fosse violata al ribasso, con buone possibilità si finirebbe e quasi in un batter di ciglia a 1.100 punti e potrebbe esser l’inizio di una fase correttiva anche più profonda, escludendo però – per la costruzione dell’impianto correttivo nel suo complesso e partendo dal 2000 – la formazione di minimi inferiori a quelli del 2009.
E se il mercato dovesse prendere questa via, in fondo il fatto non mi stupirebbe troppo e il sentiment che c’è in giro lo giustificherebbe appieno.
Vorrei ricordare anche, per esempio, che la borsa brasiliana (uno dei tre mercati che al termine del 2008 anticipò la fine del ciclo bear, insieme a Cina e Korea) ha già dato ampi segnali di cedimento e dai recenti massimi, a 73.000 di Bovespa, è ormai distante di oltre un 15%.

Al contrario, se il mercato procedesse verso i suoi massimi – continuando e “allungando” questo trend” – e poi anche oltre sarebbe una prosecuzione fisiologica di una reazione (quasi irrazionale) ai minimi di oltre due anni fa (altrettanto irrazionali), ma vorrebbe soltanto significare che l’ubriacatura non è ancora totale.

Invece ecco lo scenario che mi inquieta.
Prendendo infatti un grafico storico, contenente almeno gli ultimi cinquant’anni di storia borsistica USA, può notarsi ancora una straordinaria “assonanza” con la correzione che investì il mercato tra il 1966/68 e il 1982.
Zoomando poi, è il periodo che va dal 1978 al 1982 a preoccuparmi di più: insomma, c’è il serio pericolo che il mercato tenda a “ripetersi” e a “lateralizzare” e sarebbe certamente la situazione più intricata a livello operativo, dove un giorno tutto le appare bianco e, immediatamente dopo, grigio, se non già nero.
E una tale situazione potrebbe prolungarsi anche a lungo… due/tre anni forse.
In questo modo, la correzione iniziata nel 2000 andrebbe, con tanta probabilità, a terminare con questo lungo trading range potenziale, evitando certo nuove brusche discese o tracolli stile 2008, ma a pena di un periodo di lunga incertezza e dove diventerebbe facilissimo lo sbagliare.


Stesso scenario in cui potrebbe incappare anche Piazza Affari?

Qui la situazione è (usando un vero eufemismo) un attimo più intricata, già sin d’ora.
Dopo la violentissima prima reazione, già del 2009, e che portò in pochi mesi lo S&P-Mib40 di allora, dai 12.500 punti a 24.500 – mentre intanto diveniva FTSE-Mib e quasi anche raddoppiando – l’indice italiano ha vissuto, un po’ come lo EuroStoxx50, una fase fortemente involutiva.
Questa fase involutiva si è tradotta nel far sì che i massimi relativi, in area appunto 24.500, dell’ottobre del 2009, siano ad oggi rimasti l’apice del rimbalzo.
Da un lato, quasi per assurdo e anche in caso di forte correzione americana, se l’€ saprà essere forte e se il FTSE-Mib fosse capace di tenere l’ampia fascia compresa esattamente tra i 19.900 e i 18.000 punti, l’Italia potrebbe ridurre i danni e continuare il laterale già intrapreso anche per i primi mesi del prossimo anno.
D’altro lato, per noi la catarsi attuale potrebbe riproporci i termini della tragedia, qualora si scendesse al di sotto dei 17.100 punti, quando allora le probabilità di rivedere i minimi del 2009 si farebbero molto tangibili.
Ma per come le accennavo prima, una parziale salvezza per il mercato domestico potrebbe risiedere nel comportamento del cross €/$ e nella prosecuzione della sua azione di rafforzamento.
In questa circostanza, tanto dipenderà dall’eventuale tenuta di 1,3850.
E fino a 1,3850 ai mercati europei è concessa la possibilità di “giocare” e “provare” al ribasso.
Sotto, credo, si andrà a fare più sul serio.


Vi sono titoli nel nostro indice che potrebbero mettere al riparo dovessimo prepararci per il peggio?

Il nostro indice è un po’ tutto a rischio, per il solito vecchio, ormai stra-reiterato, motivo della oltremodo grande componente finanziaria.
A gennaio/febbraio era parso addirittura che, proprio grazie a questa componente, il FTSE-Mib riuscisse a perfomare meglio dei concorrenti europei, vale a dire del tedesco DAX, del francese CAC, dell’olandese AEX e anche dell’omnicomprensivo EuroStoxx50 etc.
Ma poi tale tendenza si è ben presto sgonfiata, rispedendoci indietro di un anno esatto, quando la nostra borsa perdeva continuamente terreno nei confronti delle altre piazze europee.
In queste condizioni, l’unico riparo vero è “comprare la forza”, prestando attenzione ai possibili reversal che potrebbero presentarsi anche su questa.
Per il momento dunque escluderei ogni funambolico tentativo sui bancari; non esiste ipervenduto, oscillatore che segnala “che”…
I finanziari sarebbero da riprendere in mano soltanto in presenza di un FTSE-Mib sopra ai 24.600 punti e allora puntante verso quota 29.000.
Unico finanziario, peraltro atipico, rimane Exor.
Tra gli altri titoli, mi danno ancora fiducia:
Tod’s che, se sopra ai 95€, potrebbe puntare verso 120€;
Terna (forse il miglior titolo dell’indice per armonia di movimento), destinata ad avvicinare e superare i 3,55€, dagli attuali 3,37 circa;
e Campari che propone un obiettivo di lungo addirittura in area 7,50€.
La mia “amata” Saipem ha invece perduto un poco di sex-appeal… troppo invischiata in una lunga correzione laterale e finché non ne esce… ergo mai innamorarsi dei titoli!
Snam Rete Gas, Pirelli e Tenaris potrebbero essere le outsider, ma per Generali, Mediobanca, Unicredit, Telecom Italia, Finmeccanica e Buzzi-Unicem (tanto per abbracciare settori diversi) vedo poco futuro.


Allora, quali potrebbero essere due utili indicatori per capire cosa sta succedendo davvero sui mercati, in questa situazione d’incertezza che mi ha dipinto sinora?

Prima di tutto il continuo monitoraggio grafico degli sviluppi di questa situazione che attualmente e almeno per l’America definirei di “empasse”.
A ruota potrebbe risultare utile un controllo di:
• VIX, l’indice della volatilità sullo S&P500, soprattutto, quando in presenza di eventuali nuovi massimi di indice, non dovesse riuscire a produrre i relativi nuovi minimi e dunque non portarsi sotto ai 14/15 punti;
• Universo Bond e in questo caso una ripresa della tendenza rialzista potrebbe fornirci qualche segnale di surriscaldamento del rischio di cui sopra. Ed ecco che un Bund sopra ai 126 punti potrebbe fornire la cifra del pericolo.
Occhio però poi al prossimo roll-over di giugno che “abbasserà” le quotazioni di circa 30 centesimi (stando alle rilevazioni del momento), ma tale valore potrebbe anche variare sensibilmente, essendo fino a pochi giorni fa circa il doppio.
• E in ultimo potrebbe essere interessante verificare il comportamento dei Corporate Bonds e del dollaro australiano, sempre indicanti (in linea di massima) il livello di propensione al rischio degli investitori.

Buon trading dunque a tutti i suoi lettori…


and… never forget!…
Take it easy!