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> Leading Articles > 2 Novembre 2011 - Paura&Probabilità?

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Nautilus
Dopo la seduta del 1° Novembre 2011…

Probabilità e Paura



La regola dei giochi risiede nell’equità.
Per definire un gioco equo, è sufficiente calcolare se la probabilità di vincere corrisponde alla posta che si riceve vincendo al gioco.

Wikipedia recita in altre parole:

«In probabilità, prende il nome di gioco equo quel gioco di probabilità che paga al vincitore una vincita equa, cioè pari all'importo giocato moltiplicato per il reciproco della probabilità di vittoria.».

Se giochiamo una schedina del Superenalotto, la giocata minima è di due colonne, per un totale di 1€.
Le probabilità di realizzare un Sei sono dunque 311.000.000 e spiccioli, dato che in realtà le combinazioni possibili sono 622.000.000 e spiccioli.

Ne dovremmo ricavare dunque 311.000.000 di €, ma in realtà il montepremi non ha mai raggiunto quell’importo e quando si comincia… quant’è il jack-pot?
5.000.000?
Dunque riceveremmo circa lo 1,61% (hanno studiato Fibonacci?) di quanto in realtà dovremmo ricevere!
Quando giocavamo al più povero Totocalcio, la probabilità di azzeccare un “tredici” era molto più alta!

Molto più basse infatti le possibili combinazioni 1.594.323, senza contare che una schedina fatta tutta di segni 2 è molto più improbabile, sebbene inaccettabile matematicamente.

In definitiva il Totocalcio avrebbe dovuto pagare vincite 390 volte circa più basse di quelle dell’attuale Superenalotto.
Eppure vi furono vincite che arrivarono ai 2.000.000.000 di Lit. ovvero 1.000.000 di €, dunque come se ci pagassero 390.000.000 di € per un “Sei”.
Eppure oggi al Totocalcio non gioca quasi più nessuno e tutti giochiamo al Superenalotto, seppure il gioco più iniquo per eccellenza.
Ma nessuno, tranne casi sporadici perde case, terreni e proprietà giocando al Superenalotto, perché tendenzialmente non subentra la voglia di rifarsi.

«Ho perso 2€ per 2 settimane; ora ne devo guadagnare 4!»…

Io – questo discorso e fatto in questa maniera – non l’ho mai sentito fare.
Ma se chiunque di noi usasse compilare una schedina da 10€, ogni concorso di Superenalotto, a fine anno (e non vincendo mai), sosterrebbe una spesa di circa 1.500€ (essendo oltre 150 i concorsi annui.
Una perdita secca di 1.500€.
Quanto ha perso oggi il peggior titolo del listino italiano e chi è?
Intesa ed ha perduto poco più del 15%!
Se noi avessimo posseduto 10.000€ di ctv. di azioni di BcaIntesa, avremmo dunque realizzato 1.500€ di perdita.
Un dramma, per molti di noi, ma un dramma che vivremmo ogni anno giocando quei 10€ a concorso al Superenalotto, sapendo benissimo (come veduto) di essere sconfitti in 311.307.314 casi su 311.307.315 (non riesco neppure a rendere la percentuale di successo, ma è un qualcosa che avvicina lo 0,000000333%!).

Eppure giocare al Superenalotto non mette in nessuno di noi un filo d’ansia.

Ma l’investire in Borsa sì e se perdiamo il 15% in un giorno siamo disposti a dire:
«Questo è un gioco a cui possono partecipare solo i grandi speculatori!».

Ma perché?… Ci siamo mai chiesti perché?
E soprattutto saremmo capaci di chiedercelo prima… prima di cominciare il gioco?…