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2 Agosto 2011 - Scenari Diversi, ma Prudenza Ovunque!


Ci eravamo incontrati circa un mese e mezzo fa con l'analista Valerio Peracchi ed ora torniamo a risentirlo, in un momento forse cruciale come non mai, dal 2009 a oggi, per i mercati finanziari e soprattutto per la nostra Piazza Affari.


Ben ritrovato dunque e grazie per il tempo che mi dedica, pur con questi mercati difficilissimi.
È anche inutile Le chieda qualcosa…
Può certamente immaginare cosa vorrei sapere da Lei…


Innanzitutto mi permetta di presentare due scuse ai suoi Lettori:
la prima per il ritardo con il quale le ho dato la disponibilità per questa intervista; avevo promesso per i primi di luglio, ma non ci sono davvero riuscito e mi spiace;
la seconda per due imprecisioni, riguardo allo stacco dividendi di Tod’s e Terna (la sostanza non è comunque cambiata, soprattutto per la prima), ma ero in “partenza” davvero e quell’intervista me l’ha quasi “estorta”… sto scherzando ovviamente, ma in questo momento può aiutare...
A guardare i grafici si assume subito un altro umore.


La situazione è davvero così critica, come mi pare di capire dalle sue prime parole?

Non si può nascondere la testa nella sabbia: è grave – soprattutto quella interna – e fuori dai confini veglia in uno stadio ancora latente, ma che potrebbe anche condurre a un’implosione.
Rischio/rendimento a valori altissimi, forse addirittura maggiori rispetto al 2008…
Ovvio che ci sarebbero alcuni distinguo importantissimi poiché, tentando di compiere un’analisi globale, occorrerebbe almeno “splittarsi” (fosse possibile!), non in due, ma ben tre, parti diverse!
La prima per seguire DAX e S&P500, formalmente e tecnicamente davvero molto simili… non per tempistiche, ma in quanto a livelli e configurazione di top sì;
la seconda per seguire il resto dell’Europa, con in cima al pessimismo la nostra povera Italia, subito seguita dall’indice delle blue-chip europee, Eurostoxx50 e fermiamoci qui (la Svizzera può interessare forse da un punto di vista valutario);
infine, una terza, per cercare di cogliere nel grosso panorama internazionale e soprattutto dei Paesi Emergenti, quei mercati che per adesso sembrano esenti da qualsiasi tipo di difficoltà e con la valuta che potrebbe apprezzarsi.


Approfondiremo!
Questo distinguo mi colpisce e m’interessa ma, tornando per un attimo alle Sue ultime affermazioni, ha parlato di “configurazione di top” per S&P500 e DAX.
Vuol dire che dà per raggiunti i massimi anche per questi due indici, evidentemente i più “forti” in questi ultimi mesi?


Quasi certamente posso affermare di sì.
Almeno per quest’anno e anche per il prossimo, con tanta probabilità.
I mie personali set-up sono passati da un mese per lo S&P500 e ormai da qualche mese per il DAX, come forse avevo già avuto occasione di dirle.
Nel rialzo di questi ultimi due anni e poco più:
il primo ha recuperato circa 3/4 della perdita accusata nel ribasso precedente, fermandosi proprio quasi a sfiorare il punto dove il ribasso si era davvero acuito (e cioè i 1.400/1.380 punti di indice), da metà 2008 in poi;
il secondo ha persino tentato di avvicinare i precedenti massimi, giungendo a un recupero di quasi il 90% (di quanto perduto tra 2007 e 2009), ma ora è sceso anch’esso (e peggio, per dinamiche intra-day, rispetto allo S&P500) sotto i livelli da dove la crisi precedente accelerò al ribasso (i 7.200 punti).
In più, se dovessi appunto aggiungere i set-up, la conformazione (rounding) dei top – insomma un mucchio di altre cose che possono interessare anche poco – non potrei che rafforzare quanto dettole poco fa.
È inutile nascondersi: per avere ancora possibilità rialziste, lo S&P500, a fine giugno, sarebbe dovuto essere almeno sopra i 1.440 punti.
Non c’era.
Non c’è mai arrivato.
E allora bisognerà guardare ai livelli inferiori.


Quali i più importanti?

1.255 (di breve), 1.225 (per il medio) e 1.100 per il medio lungo.
Ma già a breve (e perdoni il gioco di parole) mi attendo di vedere l’indice USA su quello che ho indicato come un “livello di guardia” di medio periodo, ossia i 1.225 punti.
Il fatto che non ci sia ancora giunto, di per sé e asetticamente (fuori contesto), potrebbe essere letto positivamente, nel senso che per ora (almeno per ora!) le grosse discese, sull’indice S&P500, dovrebbero essere scongiurate e si va sempre più verso la ipotesi che già prefiguravo tempo addietro, ovverossia quella dell’ampia fase in trading range, che però potrebbe durare anche ben più di un anno e con base inferiore proprio su quei 1.100 punti di cui sopra e con temporanei affondi verso 1.050/35.
Sarebbe il migliore degli scenari ipotizzabili al momento.
Per il DAX invece l’appuntamento potrebbe essere tra i 6.390 e i 6.080 punti, tra il 22 di agosto e il 21 settembre.
In definitiva e per adesso insomma, questi due indici potrebbero ancora difendere le posizioni, ma è altresì indubitabile che il quadro tecnico si dimostri stanco, logoro e volgente al brutto tempo, soprattutto per il DAX.
Strano, con i problemi che hanno gli USA, ma le cose – si è visto – possono mutare in fretta e, anche non cambiassero, non sempre si lasciano comprendere davvero a fondo.


In parte ha allora soddisfatto la mia curiosità su quel famoso distinguo.
Il nostro FTSE-Mib come si colloca, in questa sua “griglia geografica”?


Se anche le borse avessero un rating (anzi, mi stupisco che non ci abbiano ancora pensato!), col rating più basso.
Con la seduta e chiusura di ieri (lunedì e a 17.720,40 punti), siamo giunti a poco più d’un mese “di distanza” soltanto dal terribile 9 marzo del 2009.
Infatti, per trovare una chiusura di indice più bassa, rispetto a quella di ieri, occorre tornare indietro fino al 21 aprile del 2009, quando l’allora S&P-Mib40 chiuse a 17.688,30 punti.
Per gli amanti della statistica, vi sono state soltanto 46 chiusure più basse di quella di ieri, 22 delle quali appartenenti ancora alla fase ribassista gennaio/marzo 2009.
Si può allora sostenere – magari con un po’ di enfasi – che siamo a 24 giorni/sedute, in pratica a un mese, dai minimi fatti in area 12.500 e con l’aria che tira il rischio di avvicinarli è altissimo.
17.250 può essere l’ultimo baluardo, la linea del Piave che bisogna assolutamente tenere.
Di “linea del Piave”, associata alla borsa, pensi che iniziai a sentirne a parlare nella discesa del 1987, proprio dopo il maxi-exploit del mercato, culminato col massimo del 20 maggio del 1986, a 908,20 punti di Indice COMIT (allora non c’era telematico, solo grida, non c’erano Mib30, Mibtel, FIB, S&P-Mib, All-Share o FTSE-Mib che fosse, ma c’era invece un diverso panorama di aziende quotate e importanti!).
Ebbene, sa qual è l’ultima chiusura di indice COMIT, giacché poi è calcolato ancora (solo come close)?
955,76.
Siamo insomma a soltanto un 5% dai valori di 25 anni fa!
E questo la dice lunga, più di ogni grafico, più di un qualsiasi Roubini di turno, sullo stato di salute di un Paese!
Perdoni se mi sono dilungato, ma cominciai “con” e “in” quella Borsa: non posso non rimpiangerla.
Ma l’eventuale perdita in chiusura dei 17.250 punti ci porterà d’un sol colpo a 15.500 circa e poi, dovesse andare davvero male, anche a 14.400.

Per ribaltare il tutto, occorrerebbe almeno un recupero di fascia 19.000/20.100… ma la vedo davvero lontana, adesso come adesso…


E allora?
Ancora i “vecchi” titoli forti?
Vede che a forza d’interviste apprendo la sua tecnica anch’io?


No, non più!
O non più, in senso assoluto o non per dirle che ha imparato male!
Tod’s e Campari hanno tenuto benissimo (Terna un po’ meno)… sono addirittura salite, ma sono titoli troppo piccoli per andare contro i “leoni”… e se arriva la speculazione ancora più cattiva, non potranno sottrarsi ancora per molto alle vendite…
Monitoriamoli!
Saipem sì, ancora si può tenere, ma è forse l’unico titolo davvero “non italiano” del nostro listino!
Altra strategia, invece... e il perché non posso dirlo ora! Mi accuserebbero chissà di quali cose!
Ma (lontano dai livelli attuali e forse!) ci toccherà riempirci le tasche di “sassi” (un po’ come dice Jovanotti), ovvero dei titoli pesanti del nostro listino, quelli “storici” rimasti, vale a dire Generali e Credito Italiano, opssss!… mi perdoni: intendevo dire Unicredit e poi Mediobanca, Intesa, Finmeccanica, FIAT (che attualmente mi è andata in stop, avendo perso i 6,75€) e Buzzi-Unicem e qualche altro ancora.
Ovviamente bisognerà attendere che questi titoli siano sottoposti a un nuovo attacco speculativo (se ha da venire) e allora potremo trovare:
Generali tra gli 11 e i 9€;
Unicredit tra 0,90 e 0,50€;
Mediobanca tra i 5,30 e i 4€ (ma questa è più forte);
Intesa tra lo 1,30 e gli 1,05€;
Finmeccanica tra 3,80 e 3,50€
FIAT, non lo so… potrebbe riservarci sorprese prima;
e Buzzi tra i 5,85 e i 5,25€.
Ecco, in questi range di prezzi, sarei assolutamente compratore d’Italia…


Un’ultima cosa, riferita proprio alla Sua affermazione iniziale (che mi aveva incuriosito) e riguardo i Paesi Emergenti.
Sapevo che da inizio anno era divenuto molto scettico…


Vero, ma adesso la congiuntura valutaria potrebbe favorire proprio quei Paesi che sconsigliavo.
L’Euro (è ancora un po’ prematuro dirlo) potrebbe tornare a indebolirsi e allora a favorire alcuni Paesi Emergenti.
Primo e in testa fra tutti, la Turchia, “vittima” proprio dal punto di vista della divisa e in più con l’indice di Istanbul che pare avere esaurito una correzione in laterale, protrattasi da ottobre dello scorso anno e sin proprio a oggi.
L’Etf che replica il mercato turco, lo ITKY, ha perso oltre il 35% ma più di due/terzi di questa perdita è imputabile alla Lira turca.
Il recupero ci sta tutto e nel contesto attuale potrebbe essere un investimento alternativo, per chi vuole comunque mantenere asset equità, in mezzo a tante scelte altrimenti difficili.
Altra situazione simile si riscontra per esempio per l’India.
Ha la valuta a un punto di svolta e un indice Sensex che pare anch’esso volere esaurire la sua correzione in area 18.000.
Per Brasile e Cina sono, al contrario, piuttosto negativo.
Sono tutte idee in sviluppo queste, mentre le confermo ancora la mia predilezione per la borsa indonesiana e per quella cilena (con due occhi sulla valuta che potrebbe invece “girare”).
Invece altra valuta forte, attualmente è il dollaro neozelandese (obbligazioni di questo paese?) e un pensierino alquanto interessato potrebbe anche cominciare a farsi sullo Yen…

Queste sono idee volanti… riflessioni e studi da compiere per i sempre attenti Suoi Lettori!

Buon trading dunque a tutti… e tanta prudenza operativa!
Prudenza soprattutto sui rimbalzi possibili!


and… never forget!…
Take it easy!