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21 Maggio 2012 - Si Procede nella Giungla e senza Machete!


Finalmente, dopo quattro mesi, siamo riusciti a incontrare nuovamente Valerio Peracchi e raccogliere questa composita intervista, concessaci gentilmente nel week-end.

Valerio Peracchi è autore del Libro L’Analisi Tecnica, edito Hoepli, 2007.
Di recente ha elaborato una nuova e personale Teoria che sta presentando su un sito dedicato appunto a questa nuova metodologia: le Fibonacci Waves
http://www.fibonacciwaves.it/



So che lei non ama parlare di ciò che è stato detto in passato, ma questa volta sono andato a rileggere, riga per riga, quanto mi aveva detto nella sua ultima intervista dello scorso gennaio, perciò non potrà evitare alcune domande anche un poco provocatorie…

Sono qua, per risponderle su tutto… o quasi!
Intanto non sono la Minetti, fino a prova del contrario, e lei non è un magistrato, sempre fino a prova del contrario!
Come al solito ormai, abbisogniamo anche un poco della celia, per discutere di questi mercati…


… Dunque ha sbagliato sull’America, il suo terreno preferito, non tanto quanto obiettivo di S&P500 (centratissimo), ma sui titoli: allora, se lei sbaglia, vuol dire che qualcosa è cambiato anche lì?

Questo, in primis, allora dimostra – una volta di più, ancora ve ne fosse occorrenza – che, talvolta “essere sul pezzo” su un indice, non equivale a portare a casa buoni gain, poiché la selezione titoli è una fase importantissima del processo d’investimento, come lo screening settoriale, in un mercato in cui questo può compiersi, quale appunto quello USA.
In ogni caso, è vero: tra i titoli che le avevo indicato, solo Walt Disney € (DIS.N), Whole Foods Market (WFM.O) e Marriott (MAR.N) sono sopra i prezzi di allora, quando lo S&P500 viaggiava tra i 1.295 e i 1.310 punti, cioè dove è tornato venerdì sera, dopo di avere toccato i massimi a quota 1.420 punti, il 2 di Aprile.
Tre titoli tutti appartenenti al settore dei Consumer Cyclicals!
Cosa posso dedurre da ciò?
Nel toccare i propri massimi, l’indice è ancora stato sospinto da questo comparto, mentre gli Industrials, parimenti, rallentavano.
Praticamente, si consumava ancora (vi erano più aspettative di consumi o i beni consumabili erano già stati prodotti), contemporaneamente a una prima frenata (attesa?) della produzione.
Questo, da solo, non è sintomo inconfutabile di rallentamento, ma un avvertimento, un monito, sì.


Pertanto anche l’America avrebbe serie possibilità di entrare in una fase correttiva più profonda?

Qui occorrerà anche e soprattutto monitorare il comportamento del Nasdaq100, il grosso traino del rialzo dei primi tre mesi dell’anno, insieme proprio al settore dei consumi di cui prima si discuteva.
E sinché quest’ultimo indice si dimostrerà più forte dell’omnicomprensivo S&P500, non vi sarà motivo di temere una “seria” inversione dei mercati USA e fino a oggi è così.
Infatti da inizio anno:
• Nasdaq100: +8,83%;
• S&P500: +2,99%,
con le punte del 2 aprile, quando:
• Nasdaq100: da fine anno (2.277,33) ai massimi appunto del 2 aprile (2.784,42): +22,27%;
• S&P500: da fine anno (1.257,60) ai massimi del 2 aprile (1.419,02): +12,84%.
Dunque il primo aveva ottenuto una performance superiore a quella dello S&P500 e persino quasi doppia, rispetto a quest’ultimo.
Questo in assoluto non vuol dire che la tendenza rialzista su questi mercati debba per forza riavviarsi da subito e dunque occorrerà prestare molta attenzione a certi livelli puntuali:
• la fascia 2.410/2.320, per il Nasdaq100, sarà fondamentale, come un eventuale recupero dei 2.510 punti (per nulla lontani, dai 2.478 di venerdì), recupero che, in ultimo, metterebbe un forte freno all’azione discendente;
• la fascia attuale e fino a 1.225 punti sarà invece vitale per lo S&P500 oppure e invece l’eventuale recupero di fascia 1.319/337, un fattore che girerebbe la tendenza e che non mi stupirebbe poi più di tanto.
Soltanto sotto quei due valori (2.320 per il Nasdaq100, 1.225 per lo S&P500), potrà dirsi davvero che qualcosa si è incrinato anche qui.
Non credo occorra ricordare l’agosto/settembre dello scorso anno, quando si sentivano le più fosche previsioni e poi l’indice S&P500 sorprese quasi tutti, balzando dai 1.075 d’inizio ottobre scorso ai 1.420 di neppure due mesi fa.

Se invece vuole sentire anche il mio puro sentiment, le direi che il Nasdaq100 non è assolutamente a rischio, finché non vi entrerà Facebook (dipenderà poi anche dal peso che avrà all’interno).
Quest’operazione potrebbe essere vista da più parti come un trasformare un indice tecnologico in un indice “modaiolo”, dunque troppo volubile, troppo farcito di quella “tech-ludica” che invece tra 2008 e 2009 lo aveva aiutato a rialzarsi per primo.
Lì potrebbe crearsi una piccola bolla, ma la chiamerei “involutiva”, non certo ancora “speculativa”.


Credo invece che per il nostro FTSE-Mib un discorso in tal senso sarebbe come predicare una Messa cristiana a La Mecca; mi corregge?

L’ha detto lei…
Ma è maledettamente esatto!
Situazione capovolta, topica per la sopravvivenza stessa del nostro povero listino.
Siamo arrivati già prossimi, molto prossimi, ai minimi del 2009 (sotto quelli del settembre 2011) e dunque lontani nuovamente di oltre un 70% dai massimi (peraltro relativi) di cinque anni fa, esatti esatti.
Il momento – inutile girarci intorno – è di quelli senza appello, per Piazza Affari… se ancora vorremmo chiamarla così.
Occorre una reazione più che immediata.


A gennaio, mi indicò due livelli per il FTSE-MIB: 17.250 e 14.400.
Poco prima di 17.250 ci fermammo a marzo. Su 14.400 ci siamo arrestati per poco ad aprile, nella discesa.
Insomma, entrambi si sono rivelati fatali e ora cosa ci resta?


In effetti, qualora non fosse stato superato il 17.250 (era la famosa “Montagna Stregata”) – le dissi – sarebbe cambiato poco per il nostro FTSE-MIB.
E così è stato.
È giunto poco sopra 17.100 e poi è successo quel che tutti sappiamo: una terribile accelerazione ribassista che ha condotto quasi immediatamente alla contro-violazione dei 14.400 e ora anche dei 13.300 punti.
13.345, per la precisione, sarà il primo livello da recuperare per tirare fuori almeno un braccio dalle sabbie mobili!
Se non si reagisce nell’immediato – prima che subito! – i rischi di nuove cadute diverranno altamente concreti.
E questa volta (sotto 12.800/600) potremmo trovare appiglio soltanto in area 11.000, appena sopra, ma con la grossa spada di Damocle di terminare persino abbondantemente sotto quota 10.000… e non le dico dove… ma comincia per sei!
Tuttavia, una forte azione reattiva, dai livelli attuali, potrebbe starci tutta, sebbene al peggio non vi sia limite e, al momento, non vi sia avvisaglia grafica che la indichi vicina o lontana.
Occorrerebbe una bella candela piena e ampia che raggiunga in un sol colpo la nera ultima e più spettrale, del 15 maggio.
La centralità di breve passa da lì, c’è poco fare!
Tuttavia, taluni finanziari, a cominciare da Unicredit, tra gennaio e oggi hanno disegnato una “onda anomala”.
Prima un forte, fortissimo rimbalzo e poi la negazione quasi totale dello stesso, ma – osservando i titoli su scala logaritmica – è un’onda che già visivamente “spacca” l’armonia comunque disegnata nei lunghi ribassi…
È proprio ciò che mi lascia pensare che un “qualcosa” stia per soggiungere.
Una mossa a sorpresa dei mercati?
Altrimenti, le direi già sin d’ora che saremmo quasi senza speranza…


Vuol sottintendere che ci sono titoli interessanti da comprare?
Se prima l’ho provocata sugli USA, devo ammettere che sono rimasto sbalordito nell’osservare il comportamento dei titoli italiani che mi aveva segnalato a gennaio.
Tre dei quattro, sui quali era positivo, sono effettivamente saliti con l’indice che ha fatto quel che ha fatto (oltre un -15% da allora) e uno è in parziale (ma recente) sofferenza.
Quello che mi aveva indicato negativamente era Monte dei Paschi e anche lì sappiamo come è andata finire.
Riesce adesso a fornirmi una “mappa” (come la chiama lei) di quali sono i potenziali titoli da osservare?


Ne parlavo prima.
La scelta dei titoli è uno dei compiti più difficili da compiere, anche perché ciascuno di noi rifugge un poco da “ciò che è già alto”, andando a cercare “ciò che sembra basso”.
Subentra dunque – in quella che è già una difficoltà oggettiva – una “deviazione” psicologica (altamente soggettiva), non facile da schivare.
Non a caso, ho proprio creato le Fibonacci Waves.
Per avere un meccanismo che mi dica – senza barare con sé stessi – dove si trova un titolo, rispetto ai precedenti percorsi (anche considerandone l’importantissimo, ma sempre sottovalutato, “fattore tempo”) e, a questo punto, le potenzialità future dello stesso.
All’epoca, da questo cocktail, erano uscite Impregilo, Pirelli&C., Luxottica e Saipem.
Invece, per Monte Paschi (ma per lei, come per tanti altri bancari italiani) lo spazio per ulteriori discese era ancora immenso, nonostante il rimbalzo che stavano mettendo in piedi allora.
E proprio Il rimbalzo di gennaio/marzo, unito all’attuale discesa, ha rimescolato un poco le carte sul comparto finanziario italiano.
Come dicevo poco fa, sui grafici di questi titoli si è disegnata un’onda molto anomala.
Per il vero, qualcosa di simile avevo scorto già a ottobre/novembre dello scorso anno proprio sull’indice, ma poi ha voluto dare l’ennesima frustata ribassista.
Dunque vado molto cauto ora.
Attualmente è una giungla e non serve machete alcuno per abbattere la volatilità e vedere più luce.
I titoli del FTSE-Mib che per ora escono meglio da quest’ultima fase sono però un poco sorprendenti, soprattutto per la loro eterogeneità.


In che senso?

Vi sono anche alcuni finanziari, che francamente, con un ribasso così, non mi sarei atteso di trovare nella configurazione che mostrano attualmente.
I titoli che le andrò a elencare saranno ancora da monitorare molto attentamente, ma varrà la pena seguirli da vicino, a mo’ di “piccolo chirurgo”.
Vediamoli (in tassativo ordine alfabetico):

• Autogrill (Last @ 7,1750): ha consumato la fase discendente nell’ampio laterale in cui già si trovava; forse non sarebbe pagante in una forte fase reattiva, ma tenendo area 7,10/7,05 € potrebbe ben difendere, ricordando che lunedì (n.d.r. oggi per chi legge) staccherà 29 cent di dividendo e dunque per qualche giorno l’area si sposterà tra 6,80/6,75 €;
• Azimut (Last @ 6,9750): la aspetterei sui 6,85/6,75 € e, qualora tenesse, dovrebbe ripartire, per i primi di giugno e verso gli 8,70/8,90 €;
• B.ca Pop. Milano (ed è una vera sorpresa, con Last @ 0,3350): sarà fondamentale, verso l’alto, la fascia 0,3550/0,3960, ampia sì, ma all’interno della quale potrebbe costruire le giuste basi d’accumulazione per riprendere la via ascendente;
• Buzzi (Last @ 6,95): è da monitorare, è a un bivio, sia come prezzi sia come tempo, nel senso che potrebbe muoversi subito e il primo step sarà tra i 7,85 e i 7,95 €: deve soltanto fermarsi qui;
• Diasorin (Last @ 21,63): ha anticipato e compiuto una comunque fisiologica correzione. La risposta si avrà al superamento eventuale dei 24,80 €, dove si era fermata già a febbraio – e non per caso – e potrebbe stare già in un portafoglio, fino ai 20,25/20,10 €;
• ENI (Last @ 15,93): per lunghissimo tempo (2003/07) peggiore degli statunitensi, ora sembra avere poche concorrenti in quel settore; a 14,50 € la stop (anche considerando gli oltre 50 cent di dividendo), sopra 16,25 € la ripartenza;
• FIAT Industrial (Last @ 7,39): è stata fortissima nel periodo e ora è su un punto critico, ossia 7,30 € che potrebbe rivelarsi un interessantissimo punto d’acquisto;
• Tenaris (Last @ 13,12): non sono convintissimo, qui; stacca soltanto un 1% di dividendo, ma la correzione potrebbe anche proseguire un poco, sebbene abbia un cluster fortissimo tra 12,80 e 12,60 € e, toccasse quei livelli lì, diverrebbe da seguire più che attentamente;
• Tod’s (Last @ 80,05): è ancora un titolo magnifico (ero indeciso tra darle questo e Saipem, per la scorsa intervista); tuttavia, sarebbe meglio recuperasse la mini-fascia 82,50/83 €, altrimenti con lo stacco dividendo di lunedì (n.d.r. sempre oggi per chi legge), potrebbe indirizzarsi verso i 74 €, dove allora sarebbe interessantissima, gettando un occhio anche al mercato in generale.

E siamo così arrivati a nove titoli da monitorare, più tre che ereditiamo da gennaio ovvero Impregilo, Luxottica e Pirelli&C., tuttora e sempre ottimamente impostati.
In definitiva, con un listino composto di 40 titoli e in quella posizione di sottile equilibrio (i 13.000 punti), avere 12 titoli su cui puntare, non è un cattivo risultato, anzi…

A margine di tutto ciò, un’importantissima notazione.
Non bisognerà (ancora una volta) farsi attrarre da ciò che è sceso tanto.
Potrebbe essere buono per opportunità di stretto/strettissimo trading, ma non ancora per costruire un portafoglio di medio/lungo termine.
Alludo in particolare ad A2A, la stessa notoriamente “ex-difensiva” ENEL, Finmeccanica, Mediaset e Mediobanca.


Non mi ha parlato delle due più importanti banche italiane: Intesa e Unicredit…

Sul mio sito, ho compiuto un più che approfondito studio su Unicredit, basandomi essenzialmente sulla Teoria di Elliott (da me rielaborata), combinata poi con le Fibonacci Waves.
Ne è venuto fuori uno scenario interessantissimo che, tra l’altro (contrariamente alla mia view di lungo e passata) ora me la fa preferire a Intesa.
I tempi ciclici (elemento mancante a chiunque conti semplicemente le onde, perdendosi poi!) sono stati rispettati alla perfezione, soprattutto nella formazione degli ultimi massimi e ultimi minimi.
Per Unicredit, tuttavia, il rischio ad andare direttamente sul titolo è ancora relativamente alto (in mancanza di una vera e propria figura d’inversione) e per questo motivo oggi consiglierei l’acquisto di una call (minimo a tre mesi) e su base molto alta.
Il rischio è assai limitato, ma i proventi potrebbero essere premianti… eccome!
O il titolo rimbalza secco riavvicinando i 4,50 € di febbraio…
… o scende vorticosamente e in un nano-secondo verso 1,70 € che potrebbe allora anche non essere sufficiente.
Con uno strike lontano come tempo e largamente out of the money (3,00/3,10?) si rischia attualmente circa un 4%.
Il potenziale downside di cui le parlavo potrebbe essere almeno di un 30%.
Allora si fa in tempo a intervenire con una nuova call più bassa e più avanti nel tempo.
Concorda con me?


Non v’è dubbio, sempre molto chiaro e allora, per estrema chiarezza, oggi le voglio chiedere un parere sul Bund, cambiando anche asset.
Ma è ancora da comprare?


Qui allora mi servirebbe un discorso molto lungo, quasi partendo dagli albori della crisi.
Posso sintetizzarlo partendo dall’estate scorsa, quando mi espressi dicendo che una rapida risoluzione della crisi sarebbe dovuta passare per un Bund debole e in discesa, un DAX sottoperformante gli indici più deboli (quali il nostro, l’IBEX spagnolo o più in generale lo EuroStoxx50) e infine un Euro più volatile e anche maggiormente in discesa.
A parte un brevissimo periodo di DAX più debole, strutturalmente di questi tre postulati non se n’è verificato neppure mezzo e infatti, quasi un anno dopo, siamo ancora a parlare di Grecia, Grexit, di fuori e dentro € e di “fuori tutto”...
In poche parole e al punto dove siamo giunti, il Bund potrebbe avere un obiettivo di esaurimento a 147 punti.
Se davvero vogliono tirarla per le lunghissime, Siryza non Syriza, Grexit non exit, etc, potrebbe anche raggiungerlo e la reazione dei mercati vera e propria allora partire soltanto in concomitanza col l’avvicinamento di questo importante target.
Ha, al contempo, due target intermedi (uno raggiunto): 143,75 e 145,20.
Se il primo non fosse più valicato potremmo avere un bel rimbalzo dei mercati, ma non ancora quello definitivo…
Magari, con quest’ultima parte, ho ingenerato i dubbi che prima avevo tentato di fugare, ma d’altra parte la chiarezza e la verità me le ha chieste lei e sin dall’inizio!


E assolutamente graditissime.
La lascio andare e le auguro buon lavoro.


E altrettanto a lei
E buon trading a tutti i suoi Lettori…


and… never forget!…
Take it easy!