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(Chart Of The Week del 21/07/2013)
Questo grafico potrebbe anche essere chiamato Il Sorpasso, non foss’altro per rendere omaggio a Dino Risi, per questo suo film addirittura antesignano dei poi numerosi road-movie all’americana ed ecco così legatici a doppia mandata con gli USA, come nelle intenzioni del chart stesso (il quale, in effetti, pone a confronto FTSE-Mib italiano e Dow Jones statunitense).
Un film che, per il vero, non ho mai amato moltissimo (non tra i miei preferiti, insomma!), quanto a struttura logica, pur apprezzandone immensamente il lato psicologico sul quale è giocato, in evidente rottura con la filmografia dell’epoca e in chiara lettura avanlettera di quelli che sarebbero stati gli anni futuri.

Il Sorpasso è un film ormai cinquantenne – eh sì, un po’ come me; lui del 1962, io del 1963! –, dunque girato nel pieno del boom economico, ma che, dello stesso, mostra difetti e ambiguità: felicità spasmodica, disinteresse , forse vacuità interiore ma – aggiungo io – derivata da un precedente periodo bellico e dunque ben giustificata.

Meno giustificata è quella attuale o forse, ancor più “accoglibile”, se letta a pagine davvero capovolte, ma qui si sconfinerebbe in un discorso troppo lungo e non proprio “in tema”… almeno stretto…

… E allora (cedendo parola al chart) in questo grafico degli ultimi due anni di Borsa ben forse si riassumono tutte (o almeno tante) delle vicende precedenti a questi due ultimi anni, partendo forse davvero dalle “origini”… dalla fine degli anni Sessanta, quando i due Paesi, chiamati ora e qui in causa, conobbero allora la vera prima crisi del dopoguerra, il primo reale cedimento, a fronte di 25 anni di floridità economica.

Al tempo, non disponevamo di FTSE-Mib, né tantomeno del precedente S&P-Mib40, quest’indice che è andato un po’ a vendersi per il mondo, forse presagendone la reale fine (Pernigotti e Loro Piana, ultime, docet, no?)?

Negli anni Settanta, avevamo il neonato Indice Comit, mentre gli USA possedevano un già quasi centenario e novantenne Dow Jones.

Il primo valeva esattamente 100 punti (appunto poiché neonato, quella era la base), l’altro valeva “già” 1.000 punti quasi esatti,
Ma questi numeri non ingannino.
Se ci creasse, à rebours (ovviamente), un FTSE-Mib dell’epoca, il suo valore sarebbe stato all’incirca intorno ai 1.800 punti!
Pertanto, avremmo avuto un indice italiano che esprimeva 1,80 volte e poco più il valore dell’indice USA.

Notazione importante: trattasi semplicemente di raffronti numerici e che nulla hanno a che vedere con capitalizzazione di borsa e quant’altro.

Tuttavia e nonostante ciò (nonostante gli USA fossero intanto arrivati anche sulla Luna!), a Maggio 2011, a fine aprile per l’esattezza, avevamo ancora un FTSE-Mib capace di esprimere un valore intorno ai 22.500 punti (reali, questa volta!) e come può leggersi nella parte alta a sx. nel grafico, giacché le due scale sono state parificate, dunque soltanto visivamente a danno del Dow Jones, la cui salita appare molto meno vigorosa per il semplice fatto di non esser mai giunto a quota 22.000, ma non certo per sua colpa intrinseca!

E il Dow Jones dello stesso periodo, valeva circa 12.800 punti.

Giocando a calcolarne il rapporto ancora una volta, in questa occasione si sarebbe ottenuto (22.500÷12.800) un ratio di 1,75, molto vicino insomma a quello di quarant’anni prima.

E ora invece?
Per il rotto della cuffia (grazie ad un “sonoro” giovedì) si è a 16.124,36, contro il 15.543,74 del “caro amico USA”; il rapporto è così semplicemente sceso a 1,037, significando quindi che i due indici valgono ormai identicamente: da quasi il doppio (1,75) di soli due anni prima!

Non c’è che dire:
«Complimenti Italia!».

In questi due anni, già abbiamo subito un tentativo di sorpasso “in curva” (ellisse in basso nel grafico): il 24 Luglio dell’anno scorso, ossia esattamente un anno fa.
Il FTSE-Mib precipitò sui 12.362,51 punti (infrangendo anche per un attimo il già terrifico orrido del 2009 @ 12.621), con un Dow Jones a 12.617,32.
Poi, lì, soggiunse il Gassman di turno e Mario Draghi, con una manovra al limite della curva Calafuria (che sicuramente conoscerà un suo predecessore livornese!), evitò il peggio: il sorpasso degli USA, nei confronti dell’Italia.

Ma oggi ci troviamo di nuovo lì, con il fiato dell’America sul collo.
Prima di giovedì, eravamo con:
•       FTSE-Mib @ 15.695,03 e
•       Dow Jones @ 15.470,52.
Quest’ultimo avrebbe poi concluso l’ottava, per la prima volta nella sua quasi cento-trentennale storia, sopra quota 15.500 (close @ 15.543,74, ma neppur sui massimi) e, sul grafico (seppur “schiacciato”, come veduto) potete ammirare la perfezione del suo ascending trend channel.

E allora che dire dell’Italia e del suo FTSE-Mib?

Dopo la discesa dell’estate di due anni fa, ha provato a ritirar su la testa un po’ di volte (quattro per l’esattezza), ma si è sempre scontrata col terribile livello dei 17.000 punti (circa).
Quand’anch’esso sembrava superato e lasciato così alle spalle (Gennaio e Maggio di quest’anno) ci ha ben pensato quota 18.000 a surrogarsi al ruolo di fortezza inespugnabile e dunque i varî ritorni in area 15.000 (poco su o d’un nulla giù, affondo di Luglio 2012 a parte!).

Pertanto:
•       15.000, in basso,
•       17.200, in alto (per esser più precisi);
venerdì, si è infine terminato a 16.100!
Quasi esattamente a metà del guado.
Occorre ancora un piccolo (ma immenso) sforzo e vedremo quale.

Sarà bastevole?
E ce la faremo?…                      
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