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> Leading Articles > 6 Ottobre 2012 - Point Break?

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Nautilus
POINT BREAK?…

Key Turning Point!


Difficile, in borsa, accettare l’inazione.
Ma talvolta – e forse spesso piuttosto che talvolta – si dimostra utilissima, piuttosto che cercare un trend a tutti i costi.
Ancor più complesso, cercare l’onda giusta… e trovarla…
Pur un dedalo si dimostra la mente umana, quand’è appunto concentrata sulle vicende dell’universo finanziario.
Se troppo volatile, per i più, il mercato diventa impraticabile; se troppo laterale diviene invece poco interessante e allora ci si ferma a riflettere su mille cose e ciò può esser ancor più deleterio della stessa volatilità.
Giacché, almeno, la volatilità impegna e protende la mente sul mercato.
La sua assenza la distoglie dallo stesso…



E in questa settimana – prima di venerdì – avevo dunque “avvertito e auscultato” diversi pareri sul cosa poteva (potrebbe?) essere il catalizzatore o meno per i mercati, in questa stagione post “Bernanke’s QE3”, post “Draghi’s shouts” e un po’ post-tutto, insomma!


(poi ci ha pensato il venerdì ultimo stesso).

Ma ovviamente, all’analista tecnico, tutto quanto sopra interessa davvero poco o nulla, nel momento della pura osservazione dei grafici, ma altresì può essere di grande aiuto nel comprendere e percepire il mood regnante, il sentiment che anima gli stessi chart, i quali vanno a costruirsi proprio in base al mind’s sentiment.

E quest’ultimo è ancora ben orientato verso un “cauto scetticismo”, forse alimentato dalle performance del FTSE-Mib delle ultime due settimane di settembre, che ai più sono parse “docce scozzesi”, ma ben in realtà oltremodo preventivabili (la seconda soprattutto!), come si presentiva nel Chart of The Week di due settimane fa, poi sviluppato e sviscerato nel “Materasso.

In effetti e forse non si è tenuto in giusta e debita considerazione il precedente percorso dello stesso FTSE-Mib!
Si voglia considerare allora la sottoriprodotta tabella riassuntiva dove, sino a Colonna E, si è lavorato per ordinare in termini di miglior performance (estiva e dai minimi), i varî mercati elencati in Colonna A e divisi sommariamente tra USA (i tre indici principali) ed Europa (14 piazze, di cui 3 non-€).



E sono poi proprio le stesse Colonna D e Colonna E a comandare sul resto della truppa; dunque le seguenti colonne (per semplicità rappresentativa) si fondano sul ranking ottenuto nelle prime due di cui appena detto.
Dalle stesse, si ricava che, dai bottom del 24 Luglio (per il FTSE-Mib a 12.363 in close), ai top del 14 Settembre, l’indice italiano (evidenziato con la striscia verde) aveva realizzato un +34,47%, risultando secondo e dietro alla sola Spagna, ma distanziato soltanto di un misero e quasi insignificante 2%.

Nella successiva fase correttiva delle ultime tre settimane – considerando facente parte della correzione anche questa (i dati sono quindi riferiti a giovedì, 4 Ottobre, per escludere il venerdì di forte rialzo europeo) – e qui rappresentata a partire da Colonna F e sino a Colonna I, il nostro indice è effettivamente stato il peggiore, con un -6,70% (Colonna H e successiva, la quale riporta la nuova posizione del periodo), ma nel computo complessivo risulta ancora autore di una più che ottima performance (terza in Europa) e qui desumibile dal delta%, in Colonna J, ottenuto effettuando una semplice somma algebrica (Colonna D + Colonna H), con la quale non si ottiene dunque la reale performance, ma un dato (assai vicino peraltro) semplicemente utile a mostrare in ogni caso l’essenza dei numeri.

Osservando infine l’ultima colonna (la K), potrà desumersi la percentuale di ritracciamento/storno, realizzata da ogni mercato, rispetto appunto al precedente rialzo.
Ma anche in quest’occasione, l’Italia esce benissimo da quest’ennesimo screening.

Il DAX30 appare certo e concretamente l’indice più forte e roccioso, avendo lasciato sul campo un semplice 10% della strada compiuta in salita ma, al contempo, per indici come il francese CAC40, l’olandese AEX, il finlandese OMX, nonché quello svedese (pur avendo dimostrato tutti una crescita molto più contenuta e mai superiore al +20%, tornando qui a Colonna D), può ravvisarsi come siano stati oggetto di perdite superiori al 30% di quanto guadagnato (box ombreggiati) e in rapporto appunto col rialzo fine Luglio/metà Settembre.

A titolo meramente statistico, si fa poi ancora notare come le uniche due piazze uscite col segno più davanti, sia durante la fase ascendente sia durante quella discendente, siano quella greca e quella svizzera, di conseguenza come dire il Polo Nord e il Polo Sud!
Altresì ovvio che troviamo la Svizzera 14esima e la Grecia terza, nella fase rialzista.
E ancora più specioso è il fatto che l’Italia si sia “scambiata” le posizioni proprio con la sopradetta Svizzera.
Ovviamente, questo riguarda l’aspetto “curiosità”, ma contemporaneamente segnala l’andamento di propensione/avversione al rischio.

Quel che tuttavia premerà ora è sapere o (quantomeno) capire le probabilità per il mercato italiano di poter riprendere la strada interrotta a metà Settembre, interrottasi per l’improvvido “gonfiamento” subito allora (ricordate gli innumerevoli gap?).
E non occorreranno, a un tal fine, strumenti troppo arcani, bensì le armi più semplici (fors’anche stupide) che qualsiasi analista tecnico potrebbe avere sotto i propri occhi.
Talvolta, è sufficiente soltanto usarle nella maniera più concreta e meno cervellotica o dispersiva!

Ho così realizzato un grafico della serie Rain&Fallquelli tanto utilizzati nel periodo a cavallo tra Dicembre dello scorso anno e Gennaio di questo e che ci avevano incontrovertibilmente aiutato a comprendere la ripartenza dei mercati USA – nella sua versione più semplice.

“Sottratta” l’erraticità della serie prezzi, ho lasciato soltanto due medie mobili, certo nella loro più affascinante sinuosità e tassativamente ricavate dalla sequenza di Fibonacci e in rapporto tra di loro di un “logico e naturale” ratio di 4,2360.

E il risultato si dimostra sotto i nostri occhi.



E dunque – 2010-2011 a parte e periodo denominato di Confusion – con questa sommariamente semplicissima tecnica (è ben ovvio poi che vada filtrata attraverso altri strumenti), in oltre dieci anni avremmo “accumulato” soltanto tre segnali di lungo periodo: due short (Signal1 e Signal3) e uno soltanto long (Signal2).

Tra l’altro il segnale non si presta quasi a contraddizioni, una volta fornito.
Infatti durante il Signal1 (bearish), la media più breve tenta il ritorno verso quella più lunga, soltanto una volta e fallendola (prima ellisse).
Durante il Signal2 (bullish), la media più breve tenta due rientri simili verso quella più lunga, per un attimo (sul primo tentativo ed ellisse più marcata) vi riesce e questo soltanto poiché, essendo meno volatile la fase bull, possono riscontrasi più pause e rallentamenti durante la stessa, ma poi desisterà quasi immediatamente.
Nessun dubbio invece durante il Signal3 (short) e forse ancora nella memoria di molti.

E ora?
Si potrebbe essere di fronte al Signal4 (long)?
Ancora presto per poterlo affermare con sicurezza, ma potrebbe essere davvero così, anche perché un tentativo si manifestò non molto tempo fa, ma – se osservate bene – allora la media lunga era forse ancora troppo negativamente inclinata.
Infatti nei precedenti crossover riusciti (2001, 2003 e 2007), l’andamento della Simple Moving Average più lunga, mostrava già un atteggiamento più flat o “in curvatura”.
Ora, ad onor del vero, tale curvatura (in questo caso, all’insù) è già stata assunta ed è dunque questo l’unico dubbio che ancora mi trattiene dal pronunciarmi con proclami forti per il bull is coming back!

Ma anche l’€ in effetti sta muovendo verso questa direzione…
Necessiterebbero qui allora altre e importanti considerazioni intermarket, ma meglio meditarle maggiormente…
E dunque il momento potrebbe essere cruciale.
A noi il coglierlo, anche perché non sarà facile – soprattutto – crederci e, lungo la strada, vedranno di farci sorgere un milione e più di dubbi!



Pavia, 2012, October the 6th





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